martes, 19 de marzo de 2013

Monición para el Domingo de Ramos


Monición para el Domingo de Ramos
en la Pasión del Señor

24 de Marzo de 2013


La última semana de Cuaresma se llama Santa porque en ella se celebra la memoria de los más grandes misterios que Jesucristo obró por nuestra redención.

El Domingo de esta semana ha sido llamado Domingo de Ramos por la procesión que en este día se celebra, en la cual los fieles llevan en la mano un ramo de olivo o de palma, para recordar la entrada de Jesucristo en Jerusalén, cuando las turbas le salieron al encuentro con esos mismos ramos.

Justamente, es este el primero de los misterios celebrados en esta semana, que recuerda aquella entrada que el Señor quiso hacer triunfalmente en Jerusalén, seis días antes de su Pasión, para alentar a sus discípulos, dándoles con ello una prueba manifiesta de que iba a padecer espontáneamente, y para enseñarnos que con su muerte triunfaría del demonio, del mundo y de la carne, abriéndonos la entrada del cielo.

Salieron al encuentro de nuestro Señor, no ya la gente granada de la ciudad, sino el pueblo sencillo y los niños. Dios lo dispuso así para darnos a entender que la soberbia de aquellos los hizo indignos de tomar parte en el triunfo de Jesucristo, que gusta de la sencillez de corazón, de la humildad y la inocencia.

Hoy que comienza la Semana Santa, tengamos presente que la Iglesia nos pide, durante su transcurso, juntar al ayuno y la abstinencia mayor recogimiento interior y mayor fervor en la oración; nos pide también meditar asiduamente y con espíritu de compunción las padecimientos de Jesucristo; y, finalmente, nos exhorta a asistir a los divinos oficios con ese mismo espíritu.


En la ilustración: "Entrada Triunfal en Jerusalem", témpera sobre madera de Fra Angélico que data del año 1450.

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1 comentario:

Anónimo dijo...

Parlo a Voi, Giovani, specialmente: mi ascoltate?

Supponiamo di fare un dialogo, un breve dialogo.

Perché siete qui, questa mattina? Perché siete stati invitati.

E perché invitati? Perché è la Domenica delle Palme.

E quale motivo offre la Domenica delle Palme per invitare i Giovani ad una Messa del Papa, celebrata per loro? Il motivo è dato dal fatto che oggi la Chiesa celebra la memoria d’un fatto evangelico, che ben conosciamo: l’entrata di Gesù in Gerusalemme, con una certa solennità, cavalcando un asinello, attorniato dai suoi discepoli, in mezzo ad una enorme folla di gente. Perché tanta gente? Perché era vicina la grande festa annuale del Popolo ebreo; e la gente veniva da tutta la nazione, da tutte le tribù, e si addensava nella città capitale, dove c’era il Tempio. Sapete come si chiamava questa festa? Si chiamava la Pasqua. E quale era il suo significato? Era un significato commemorativo; essa voleva ricordare - attenzione! - la liberazione del Popolo ebraico dalla schiavitù, in cui era vissuto per tanti anni, e da cui partiva per conquistare la patria; perciò la festa aveva anche un significato profetico; era una celebrazione che non guardava soltanto al passato, ma guardava anche al futuro; e che cosa aspettava dal futuro? Aspettava un Capo, una guida, un maestro; aspettava l’uomo della speranza; aspettava un Salvatore. Doveva essere un discendente di David, il re, che aveva dato consistenza civile, ma insieme coscienza della sua vocazione religiosa al Popolo ebraico. Aspettava il Messia. Messia voleva dire l’uomo consacrato da Dio, il Sacerdote, il Re, il Profeta, il «servo di Dio», il Figlio dell’uomo, colui insomma in cui si concentrava il senso, la salvezza, la grandezza, la vittoria della nazione e dell’intera umanità. La fantasia aveva giocato molto intorno al concetto di questa misteriosa figura, prodigiosa, strepitosa. Il fatto è, questa è la storia del Vangelo, che quando Gesù cominciò a predicare il «regno di Dio» e a fare miracoli si diffuse l’opinione prima, la certezza poi che Gesù fosse il Messia. E Gesù, che non aveva mai voluto circondarsi di gloria esteriore, volendo sempre proclamare un regno di Dio, non un regno terreno e politico, alla fine si presentò, umilmente, ma chiaramente a tutto il Popolo, come il vero Messia, e fu allora che, nonostante la sorda e fiera opposizione delle autorità giudaiche, fu acclamato per quello che era, il «Figlio di David», l’aspettato, il Messia, l’instauratore del nuovo regno di Dio, il Liberatore, il Salvatore. Voi sapete come andarono le cose: dopo cinque giorni Gesù fu arrestato, processato, crocifisso; ma al terzo giorno Egli risuscitò; e il nuovo regno, il cristianesimo, la Chiesa, la vita divina comunicata a chi crede, qui nel tempo, misteriosamente, e poi oltre il tempo, gloriosamente e eternamente, era inaugurata e fondata.